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«Benedici Signore nostro Dio ogni nostra opera e benedici i nostri anni con rugiade propizie...»: con queste parole gli ebrei invocano, nei mesi estivi, la benedizione divina sui campi e sulla vita. Come rugiade propizie sgocciolano i testi riuniti in questo libro, siano stati essi scritti nel tentativo di confrontarsi con l’esperienza immane della preghiera quotidiana (Per dirTi / che la forza / di sfogliare / pagine ingiallite / dal correre / dei pensieri /
si è sciolta / dentro una clessidra / immobile/ ho atteso / il placarsi /
del mattino) o col desiderio di dar voce alla propria identità maschile (Dormo nudo / quando mi ricordo / di voler sognare. / Chiudo allora la finestra, / l’aria si fa morbida / come minestra fumante, / come latte di padre). Versi che sono, come li introduce Michela Beatrice Ferri, un richiamo all’esperienza spirituale e corporea, un richiamo all’esperienza famigliare e umana, un richiamo a una figura di uomo che si racconta.
Ariel Viterbo è nato nel 1965 a Padova. Da quando sa scrivere, scrive poesie. A vent’anni è emigrato in Israele, dove ha continuato a vivere la cultura italiana, parlando, leggendo e scrivendo nella lingua madre. È questo il suo terzo libro di poesie, facendo seguito a Dimenticarsi (Editrice gds, 2010) e Tócchi (CLEUP, 2014).
Indice
Prefazione di Michela Beatrice Ferri
Recensione di Francesca Favaro, «Padova e il suo territorio», n. 212, agosto 2021
ISBN: 9788854952294
Collana: Poesia
Autore: Ariel Viterbo
Prefazione: Michela Beatrice Ferri
Edizione 2020
Stato: Disponibile