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Lungo la via non mancano i relitti, siano essi oggetti apparentemente inanimati, tronchi spezzati distesi sulla spiaggia d’inverno, oppure persone, che hanno perduto l’orientamento e non trovano più la “via” verso casa, perché trafitti dalla vita, dal dolore, dalla mancanza, dalle malattie, dagli errori, dalle ingiustizie, dal vuoto. E nessuno di solito li considera, nemmeno li guarda e non si ferma per dare aiuto: “Nessuno si cura dei relitti/ che nella marina stanno/coperti d’alghe e di conchiglie. / Nessuno si cura mai di chi/ cade lungo la via del giorno/ e lì lo lascia senza guardare”. Ma i relitti sono ancora vita e da essi può scaturire una inimmaginabile energia: basta ri-abilitare il loro ed il nostro cuore per “vedere”, oltre le bassezze delle cose e far scorrere l’infinito in esse e su di noi. Infinito che è sempre presente nell’anima del mondo. Perché il relitto sa che “la bellezza d’anima non ruìna” e gli “immoti” possono riprendere vita: “Oh splendido mareggiare/ che porti qui dagli infiniti/ la prova d’ogni perfetto amore.” E il cammino nella via è ricco di impronte, di orme che cercano la Verità: “I relitti, anime foglia, passaggi d’anima”.
Giovanni Sato è nato a Padova nel 1958.