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PLaNCK! N. 21 - Settembre 2020

PLaNCK! N. 21 - Settembre 2020

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PLaNCK! N. 21 - Settembre 2020 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese LETTERA AI PIÙ GRANDI Scienza e sport: un legame imprescindibile   È il 1924 e siamo in Inghilterra, per la precisione all’Università di Cambridge, in un campo d’atletica leggera in terra battuta. Gli atleti, tra cui Eric Liddell e Harold Abrahams, si stanno allenando per le Olimpiadi. Tocca ai 100 metri piani e prima di partire ogni atleta deve scavare nella terra delle buche in cui posizionerà i piedi per la partenza. Ecco, questo si vede in una scena di Momenti di gloria, un film del 1981 diretto da Hugh Hudson tratto storia vera degli universitari di Cambridge che si allenavano per le Olimpiadi di Parigi del 1924. Una scena alquanto strana se pensiamo ai campi di atletica così come li conosciamo, realizzati non in terra battuta ma con materiali molto più “comodi” per la corsa (il più diffuso si chiama “tartan”), o se pensiamo ai moderni blocchi di partenza, comparsi per la prima volta nel 1927 e che di certo sono tutt’altro rispetto a delle semplici buche nella terra. Ecco, questo è solo un esempio di come siano cambiate alcune tecnologie dell’atletica leggera, e di come negli anni siano cambiate, più in generale, le tecnologie nello sport. Oggi troviamo materiali innovativi nei campi sportivi o negli attrezzi utilizzati dall’atleta, modelli di scarpe che aiutano a migliorare il gesto sportivo. Troviamo anche tecnologie che aiutano lo sportivo in maniera “indiretta”, e cioè che non sono un aiuto al gesto sportivo in sé ma aiutano chi fa sport a controllare il proprio corpo in modo da conoscerlo al meglio e poter sfruttare questa conoscenza per migliorare il gesto sportivo. Un esempio di queste “tecnologie indirette” sono i cardiofrequenzimetri che monitorano il battito cardiaco, oppure anche i sensori per il monitoraggio della qualità del sonno, il miglior recupero per chi pratica sport. Insomma, tecnologia e sport, o meglio, più in generale, scienza e sport, hanno un legame strettissimo, ce l’hanno sempre avuto e negli ultimi vent’anni possiamo dire che questo rapporto è imprescindibile. La scienza, nello sport, aiuta l’atleta a migliorare le sue prestazioni, questo è l’obiettivo. Obiettivo che è possibile raggiungere con lo studio e la ricerca della scienza che c’è dietro lo sport, dalla scienza che spiega il funzionamento del gesto atletico, alla scienza che spiega il funzionamento del nostro corpo. Solo così la tecnologia può intervenire per risolvere problemi e migliorare la performance dello sportivo. In questo rapporto, però, bisogna porre alcune attenzioni. La prima è la distinzione tra quelle tecnologie che sono un supporto al gesto atletico e quelle che invece tenderebbero quasi a falsarlo. Banalizzando un po’: le scarpe possono essere migliorate di molto per aiutare nella corsa ma non possono arrivare ad avere delle “molle”. La seconda attenzione riguarda qualcosa di molto importante che c’è in ogni sport e che nessuna tecnologia potrà mai sostituire: il fattore umano. La tecnologia ci aiuta e ci aiuterà sempre di più a superare i nostri limiti, a raggiungere nuovi record, ma nello sport molto è dettato dal fattore umano. Senza la passione, la dedizione e una forte motivazione, nessuna tecnologia può venirci più di tanto in aiuto. Antonio La Torre   Antonio La Torre è docente di “Metodi e Didattiche delle Attività Sportive” presso la Scuola di Scienze Motorie del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute all’Università degli Studi di Milano. È stato allenatore personale di Ivano Brugnetti, campione olimpico ad Atene nel 2004 per i 20 km di marcia e campione mondiale nei 50 km di marcia a Siviglia nel 1999. Nella sua carriera si è occupato anche degli insegnamenti di “Teoria e Metodologia dell’Allenamento degli Sport Individuali e Discipline Atletiche” e di “Metodi di Valutazione delle Capacità Motorie”. Dal 2018 è direttore tecnico della Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL). Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it   Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia prof. Alberto Carnera prof. Ornella Pantano prof. Giulio Peruzzi prof. Cinzia Sada prof. Antonino Milone   Dipartimento di Scienze Chimiche Dr. Massimo Bellanda Dr. Laura Orian Dr. Giacomo Saielli Dr. Elisabetta Schievano   REDAZIONE E COLLABORATORI Direttore Responsabile: Andrea Frison Coordinatrici editoriali: Agnese Sonato e Marta Carli Redazione: Agnese Sonato, Marta Carli, Andrea Frison, Marco Maggioni, Serena Maule, Kira Karelina, Sarah Libanore, Martina Tardivo, Marco Barbujani, Gianluca Pozza, Bianca Maria Scotton, Laura Paneghetti, Francesco Zani Fumetto Disegnatrice: Bianca Maria Scotton Assistente colorist: Gioia Beghin Sceneggiatrici: Bianca Maria Scotton, Agnese Sonato Versione inglese: Laura Paneghetti Segreteria di redazione e pubbliche relazioni: Serena Maule Progetto grafico: Stefano Pozza, Andrea Frison e Francesco Zani Impaginazione: Francesco Zani A questo numero hanno collaborato: Ilaria Ampollini, Pamela Pergolini, Francesco Coghi, Manuel Ballatore e Stefano Bertacchi ISBN: 9788854951594 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2020 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 20 - Maggio 2020

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PLaNCK! N. 20 - Maggio 2020 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese LETTERA AI PIÙ GRANDI   Care lettrici e cari lettori, Dato il particolare periodo che stiamo vivendo, vorrei condividere con chi legge qualche pensiero che mette insieme l’emergenza legata all’epidemia del Coronavirus con l’emergenza climatica. Studiare come e perché il clima cambi è il mio mestiere: me ne occupo da tanti anni dedicandomi soprattutto allo studio delle regioni di montagna in cui la febbre del pianeta è così elevata da poterle considerare vere e proprie sentinelle della crisi climatica. L’epidemia del Coronavirus mostra che di fronte a un’emergenza che sentiamo vicina (è presente sul nostro territorio e ci sconvolge la quotidianità) noi sappiamo attivarci e agire come collettività in modo coerente e compatto. Cosa ci impedisce di fare altrettanto per affrontare la crisi climatica? Primo fra tutti il fatto che i cambiamenti climatici sono ancora percepiti come qualcosa di lontano nello spazio e soprattutto nel tempo, e quindi non ci riguardano. Ma è una percezione sbagliata, la scienza ce lo sta dicendo da tempo con le armi più efficaci che ha a disposizione, i dati, e ci sta spiegando anche le cause dei molti effetti che già sono sotto i nostri occhi e che stanno mettendo a rischio gli ecosistemi che sostengono le società e la nostra salute. Per risolvere la crisi climatica sono necessarie azioni immediate che agiscano sulle cause: bisogna abbassare le emissioni dei gas a effetto serra di origine antropica fino ad azzerarle entro la metà del secolo. Abbiamo poco tempo per farlo ma abbastanza per riuscire nell’intento se ci mettiamo d’impegno: più aspettiamo ad attuare questa “mitigazione” più lo sforzo per ridurre il rischio dopo sarà maggiore, se non insostenibile. L’epidemia del Coronavirus ci insegna che agire di anticipo applicando con rigore e tempestività le azioni di contenimento serve. Facciamo tesoro di questo anche per affrontare la crisi climatica, che non è sparita anche se ne stiamo parlando un po’ meno in queste settimane. Le nostre azioni contano e possono avere un effetto tangibile: basti pensare al calo dell’inquinamento atmosferico osservato in molte zone in questo periodo di sospensione delle attività e di minore traffico. Forse potremmo provare a fare nostri alcuni stili di vita che stiamo sperimentando in questo momento difficile - il lavoro da casa può funzionare, le riunioni in modalità remota ci fanno risparmiare tempo, denaro ed emissioni - e provare a pensare che possano diventare un’opzione valida anche per quando il Coronavirus sarà solo un brutto ricordo.        Elisa Palazzi   Elisa Palazzi è ricercatrice presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR e docente di Fisica del Clima presso l’Università degli Studi di Torino. Studia i cambiamenti climatici nelle regioni di montagna, come le Alpi e l’Himalaya, con particolare attenzione agli impatti del riscaldamento sulle disponibilità future di risorse idriche. Insieme a Federico Taddia ha scritto un libro che parla proprio di clima a ragazze e ragazzi: Perché la Terra ha la febbre (Editoriale Scienza, 2019). Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it   Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia prof. Alberto Carnera prof. Ornella Pantano prof. Giulio Peruzzi prof. Cinzia Sada prof. Antonino Milone   Dipartimento di Scienze Chimiche Dr. Massimo Bellanda Dr. Laura Orian Dr. Giacomo Saielli Dr. Elisabetta Schievano   REDAZIONE E COLLABORATORI Direttore Responsabile: Andrea Frison Coordinatrici editoriali: Agnese Sonato e Marta Carli Redazione: Agnese Sonato, Marta Carli, Andrea Frison, Marco Maggioni, Serena Maule, Kira Karelina, Sarah Libanore, Martina Tardivo, Marco Barbujani, Gianluca Pozza, Bianca Maria Scotton, Laura Paneghetti, Francesco Zani Fumetto Disegnatrice: Bianca Maria Scotton Assistente colorist: Gioia Beghin Sceneggiatrici: Bianca Maria Scotton, Agnese Sonato Versione inglese: Laura Paneghetti Segreteria di redazione e pubbliche relazioni: Serena Maule Progetto grafico: Stefano Pozza, Andrea Frison e Francesco Zani Impaginazione: Francesco Zani A questo numero hanno collaborato: Ilaria Ampollini, Pamela Pergolini, Francesco Coghi, Manuel Ballatore e Stefano Bertacchi ISBN: 9788854951587 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2020 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 19 - Gennaio 2020

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PLaNCK! N. 19 - Gennaio 2020 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese Il primo numero di PLaNCK! del 2020 viene dedicato ad un tema fondamentale e centrale rispetto al momento storico che stiamo vivendo. Sentiamo sempre più spesso parlare di cambiamenti climatici, aumento delle temperature terrestri, fenomeni meteo estremi e disastri ambientali, in Italia come nel resto del mondo. In questo scenario complesso e sempre più urgente, il clima è uno dei fattori chiave della riduzione della disponibilità a livello globale dell’acqua (l’oro blu del XXI secolo) in stretta relazione con l’accaparramento idrico, il water grabbing. Aumento delle popolazioni, consumi crescenti, maggiore domanda d’acqua per agricoltura, usi industriali e domestici, saranno le principali problematiche da affrontare da parte degli Stati. Il clima fortemente impattato da cause antropiche sta già modificando la geografia idrica del pianeta, e tra gli effetti più evidenti legati all’aumento delle temperature abbiamo appunto le siccità, sempre più lunghe e intense, a causa per esempio della riduzione delle piogge. Per gestire al meglio una risorsa così necessaria come l’acqua, nel 2004 l’UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, con il rapporto “Water as a Human Right?” per la prima volta si è posto la questione dell’accesso all’acqua come diritto. «Riconoscere formalmente l’acqua come diritto umano ed esprimere la volontà di dare un significato e una concretezza a questo diritto, potrebbe essere una via per incoraggiare la comunità internazionale a soddisfare i bisogni umani fondamentali e a completare gli Obiettivi del Millennio (i cosiddetti SDGs Sustainable Development Goals)». Così recitava il testo. Dopo ben sei anni quel rapporto è stato riconosciuto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che definisce esplicitamente l’acqua come diritto, nella Risoluzione 64/292 del luglio 2010, sottolineando come avere accesso ad acqua potabile sia «essenziale per la realizzazione di tutti i diritti umani». Una definizione di diritto che si è consolidata in questi ultimi dieci anni anche all’interno delle organizzazioni internazionali, ma con ancora molta strada da fare sia per tutelare la risorsa, e per combatterne lo speco, sia per garantirne l’accesso a chi è più in difficoltà. Dieci anni fa è stato dichiarato dalle Nazioni Unite il Diritto Umano all’Acqua. Riusciremo nei prossimi dieci anni a salvaguardare questa risorsa vitale per il Pianeta? Si apre infatti con il 2020 un decennio eccezionale dal punto di vista della lotta ambientale. Dieci anni in cui sarà prioritario invertire la rotta delle nostre abitudini quotidiane. Per fare tutto ciò servirà un impegno quotidiano, concreto, condiviso. A partire dall’educazione nelle scuole e nelle università, dal cambiamento dei nostri stili di vita, dalla cura per l’ambiente che ci circonda. Marirosa Iannelli   Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it   Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia prof. Alberto Carnera prof. Ornella Pantano prof. Giulio Peruzzi prof. Cinzia Sada prof. Antonino Milone   Dipartimento di Scienze Chimiche Dr. Massimo Bellanda Dr. Laura Orian Dr. Giacomo Saielli Dr. Elisabetta Schievano Redazione e collaboratori Direttore Responsabile: Andrea Frison Coordinatrici editoriali: Agnese Sonato e Marta Carli Redazione: Agnese Sonato, Marta Carli, Andrea Frison, Marco Maggioni, Serena Maule, Kira Karelina, Sarah Libanore, Martina Tardivo, Marco Barbujani, Gianluca Pozza, Bianca Maria Scotton, Laura Paneghetti, Francesco Zani Fumetto: Bianca Maria Scotton e Gianluca Pozza Versione inglese: Laura Paneghetti Segreteria di redazione e pubbliche relazioni: Serena Maule Progetto grafico: Stefano Pozza, Andrea Frison e Francesco Zani Impaginazione: Francesco Zani Sito web: Maurizio Marinaro (ComIn! Solutions) Consulenza: Roberto Paura A questo numero hanno collaborato: Ilaria Ampollini, Pamela Pergolini, Francesco Coghi, Matteo Serra, Manuel Ballatore, Cristina Pozzi e Cristina Di Francesco, Roberto Paura ISBN:9788854950054 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2019 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 18 - Settembre 2019

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PLaNCK! N. 18 - Settembre 2019 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese   Lettera ai più grandi  |  di Pietro Greco L'epica del futuro Ci sono due modi di approcciare il futuro: uno tragico, l’altro epico. Il modo tragico consiste nell’alzare le mani di fronte alla difficoltà di costruirlo, il futuro, e dichiarare che sia quel che sia. Quello epico consiste invece nel considerare aperto il futuro, nel cercare di prevedere come sarà a partire dalle condizioni del presente e nel cercare, per quanto possibile, di renderlo un futuro desiderabile. Diciamo subito che l’opzione epica è l’unica in campo. Che lo vogliamo o no, noi scegliamo il futuro nel quale vivremo noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli. Dunque, diamoci da fare e cerchiamo di prevedere come potrà essere il futuro da qui a fine secolo. I grandi cambiamenti che si intravedono all’orizzonte sono di tre tipi: demografico, ecologico, tecnologico. Tutti gli scenari demografici prevedono un aumento della popolazione mondiale, che potrebbe toccare e anche superare i 10 miliardi di persone da qui al 2100. Ci sarà più gente e, nella gran parte del mondo, con un’età abbastanza avanzata. Quindi dobbiamo già da adesso porci il problema, assolutamente inedito, di come governare una società numerosa e anziana. Il secondo cambiamento riguarda il clima. Il mutamento è già in atto. E alcuni scenari in regime di business as usual prevedono un aumento della temperatura media del Pianeta di 3 o anche di 4 °C rispetto all’epoca preindustriale. Con effetti importanti sugli ecosistemi e sulla società umana. Se vogliamo indirizzare il clima verso un futuro desiderabile o il meno indesiderabile possibile dobbiamo intervenire ora, qui e subito, e seguire le indicazioni dell’IPCC: agire per contenere l’aumento della temperatura media del Pianeta entro 1,5 °C. Il che significa transitare rapidamente dal paradigma energetico fondato sui combustibili fossili a quello fondato sulle fonti rinnovabili e carbon free. Il terzo cambiamento riguarda l’innovazione tecnologica, soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale. Si annuncia come un cambiamento epocale. Dovremo iniziare già da ora a governarlo, per sfruttarne le enormi opportunità e impedire che ci travolga. L’approccio epico al futuro impone una crescente conoscenza. E, dunque, una fiducia critica, ma solida, nella scienza. ​​​​​​​   Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it   Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia prof. Alberto Carnera prof. Ornella Pantano prof. Giulio Peruzzi prof. Cinzia Sada prof. Antonino Milone   Dipartimento di Scienze Chimiche Dr. Massimo Bellanda Dr. Laura Orian Dr. Giacomo Saielli Dr. Elisabetta Schievano Redazione e collaboratori Direttore Responsabile: Andrea Frison Coordinatrici editoriali: Agnese Sonato e Marta Carli Redazione: Agnese Sonato, Marta Carli, Andrea Frison, Marco Maggioni, Serena Maule, Kira Karelina, Sarah Libanore, Martina Tardivo, Marco Barbujani, Gianluca Pozza, Bianca Maria Scotton, Laura Paneghetti, Francesco Zani Fumetto: Bianca Maria Scotton e Gianluca Pozza Versione inglese: Laura Paneghetti Segreteria di redazione e pubbliche relazioni: Serena Maule Progetto grafico: Stefano Pozza, Andrea Frison e Francesco Zani Impaginazione: Francesco Zani Sito web: Maurizio Marinaro (ComIn! Solutions) Consulenza: Roberto Paura A questo numero hanno collaborato: Ilaria Ampollini, Pamela Pergolini, Francesco Coghi, Matteo Serra, Manuel Ballatore, Cristina Pozzi e Cristina Di Francesco, Roberto Paura ISBN:9788854950054 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2019 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 17 - Maggio 2019

PLaNCK! N. 17 - Maggio 2019

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PLaNCK! N. 17 - Maggio 2019 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese Fu il filosofo Cartesio, nel XVII secolo, a teorizzare una rigida separazione tra la parte materiale che genera i processi cognitivi (il cervello) e la parte immateriale (la mente). Oggi, grazie allo sviluppo delle neuroscienze sappiamo che non esiste pensiero separato dal cervello: anche i nostri pensieri, le nostre emozioni e i sentimenti sono fenomeni biologici, che possono essere studiati e compresi con gli strumenti della scienza. Per farlo dobbiamo capire come funziona l’unita del sistema nervoso, ovvero il neurone, ma anche come i diversi neuroni si specializzano in un determinato compito, come comunicano tra loro e con il mondo esterno. Il cervello, chiuso nella scatola cranica, e in realta l’organo che piu interagisce con l’ambiente in cui viviamo. Anzi, possiamo dire che l’ambiente lo trasforma, lo plasma. Un famoso studio condotto negli anni ’90 da ricercatori dello University College di Londra permise per esempio di scoprire che i tassisti della capitale britannica avevano un maggior volume di materia grigia nella regione posteriore dell’ippocampo e minore in quella anteriore rispetto ai non guidatori di taxi. L’ippocampo e la regione del cervello impegnata nei compiti di memoria e apprendimento e la parte posteriore ha un ruolo importante nella memoria spaziale, quella che ci permette di orientarci. I tassisti londinesi, in quegli anni in cui i navigatori satellitari ancora non esistevano, dovevano imparare la complessa toponomastica della capitale britannica per ottenere la licenza. Non solo: maggiori erano gli anni trascorsi al volante, piu grande era l’ippocampo. Il loro lavoro, il loro modo di interagire con l’ambiente aveva cambiato non solo le loro capacita di memoria, ma anche la conformazione del loro cervello. Questo fenomeno, noto col nome di plasticita cerebrale, e alla base dell’evoluzione nelle conoscenze sul funzionamento del cervello umano. Il XXI secolo ha visto anche una nuova rivoluzione nel mondo delle neuroscienze: le emozioni, che fino a pochi decenni fa non erano considerate studiabili dal punto di vista scientifico (perche non si conoscevano bene le strutture cerebrali che le generano) oggi sono oggetto di ricerca neuroscientifica. Si e ridotta la separazione tra quelle che un tempo erano considerate malattie puramente neurologiche (come i danni cerebrali da ictus) e quelle che rientrano nel campo della psichiatria, un tempo considerate quasi alla stregua di “malattie dell’anima”. C’e ancora qualcosa che non abbiamo capito sul funzionamento del cervello umano? Ci sono tante cose ancora ignote ma una, in particolare, agita il sonno dei ricercatori: come si genera la coscienza e perche l’uomo, piu di qualsiasi altro animale, sembra dotato di una capacita superiore di pensare a se stesso come essere pensante (io so che sto pensando). Ai misteri della coscienza sono dedicati grandi progetti di ricerca che, in futuro, potrebbero permetterci di capire finalmente che cosa fa di noi umani degli esseri cosi speciali.   Daniela Ovadia ​​​​​​​   Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it   Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia Prof. Alberto Carnera Dott. Stefano Ciroi Prof.ssa Ornella Pantano Prof. Giulio Peruzzi Dott.ssa Cinzia Sada Dipartimento di Scienze Chimiche Dott. Massimo Bellanda Dott.ssa Laura Orian Dott. Giacomo Saielli Dott.ssa Elisabetta Schievano Redazione Direttore responsabile: Andrea Frison Caporedattore: Marta Carli Responsabile progetto: Agnese Sonato Testi a cura di: Marta Carli, Agnese Sonato, Gianluca Pozza, Marco Maggioni Versione inglese: Anna Morato Revisione: Petra Spataro, Andrea Frison Fumetto: Bianca Maria Scotton (disegni), Maurizio Marinaro e Gianluca Pozza (testi) Progetto grafico: Stefano Pozza Fotografia: Agnese Sonato Sito Web: Maurizio Marinaro (ComIn!Solutions) Blog: Ilaria Trento   ISBN:9788854950047 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2019 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 4 - Gennaio 2015

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PLaNCK! - N. 4 - Gennaio 2015 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese Bentornati cari lettori di PLaNCK!, siete pronti ad un viaggo nel tempo? Un momento, avete capito male: non si tratta di andare indietro nel tempo, ma di scoprire cos’è il tempo e come viene utilizzato nella scienza. A dire il vero partiremo da lontano, da quando un popolo antico, guardando il cielo, ha pensato bene di costruire un calendario... Poi faremo amicizia con uno scienziato un po’ originale che ha scoperto una teoria importantissima per la scienza moderna... chi sarà? La parola “relatività” vi dice niente? Anche misurare il tempo non è uno scherzo da poco: va bene i calendari, ma se ho bisogno di una misura più precisa? Diciamo precisa al milionesimo di secondo? Un orologio così preciso esiste, cari lettori, e andremo a scoprire come funziona. Ma non fatevi strane idee: non è sufficientemente piccolo da essere allacciato a un polso! Decisamente più semplice è costruire una meridiana: carta pennarelli e sì, tanto sole! Buona avventura alla scoperta del tempo! Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia Prof. Alberto Carnera Dott. Stefano Ciroi Prof.ssa Ornella Pantano Prof. Giulio Peruzzi Dott.ssa Cinzia Sada Dipartimento di Scienze Chimiche Dott. Massimo Bellanda Dott.ssa Laura Orian Dott. Giacomo Saielli Dott.ssa Elisabetta Schievano Redazione Direttore responsabile: Andrea Frison Caporedattore: Marta Carli Responsabile progetto: Agnese Sonato Testi a cura di: Marta Carli, Agnese Sonato, Gianluca Pozza, Marco Maggioni Versione inglese: Ilaria Trento, Francesca Amato, Marta Carli, Agnese Sonato Revisione: Petra Spataro, Andrea Frison Fumetto: Bianca Maria Scotton (disegni), Maurizio Marinaro e Gianluca Pozza (testi) Progetto grafico: Stefano Pozza Fotografia: Agnese Sonato Sito Web: Maurizio Marinaro (ComIn!Solutions) Blog: Ilaria Trento Copertina: Flaminia Spinelli ISBN:9788867873326 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2015 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 13 - Gennaio 2018

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PLaNCK! - N. 13 - Gennaio 2018 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese La parola “innovazione”, oggi, è sulla bocca di tutti. Termini come start-up, spin-off, industria 4.0 ricorrono sempre più spesso nei mezzi di informazione e nelle dichiarazioni di esponenti politici e imprenditori. Il rischio è quello di cadere in una “retorica dell’innovazione” che dà una rappresentazione caricaturale della ricerca come “campo dei miracoli” di Pinocchio, in cui basta seminare cinque monete per raccoglierne il giorno dopo migliaia in termini di crescita economica; trascurando il carattere di felice imprevedibilità dei processi di ricerca e delle loro potenziali ricadute, i benefici in direzioni spesso inattese, i tempi incerti e non necessariamente compatibili con le aspettative degli investitori. In Per un pugno di idee, raccontando le storie di innovazioni che hanno lasciato un segno profondo nelle nostre vite, ho cercato di mostrare che l’innovazione è in realtà un processo più concreto, spesso tortuoso, e anche per questo affascinante. Un diffuso stereotipo vede romanticamente l’innovatore come un genio individuale e solitario, chiuso nel proprio laboratorio, da cui lancia idee che immediatamente attecchiscono nel mercato e nella società. L’innovazione è in realtà sempre un processo collettivo che ci vede tutti coinvolti, se non altro come utilizzatori. Pensate ai media digitali contemporanei: il successo di colossi come Google o Facebook è possibile grazie a chi vi contribuisce ogni giorno, più o meno consapevolmente, fornendo i propri dati in cambio di servizi. L’innovazione è anche qualcosa di più e di diverso da “nuova tecnologia”. Alcune innovazioni che hanno radicalmente trasformato il mondo, come la disinfezione delle mani in chirurgia – introdotta contro lo scetticismo dei colleghi a metà ‘800 da Semmelweis – erano dal punto di vista tecnico estremamente semplici. Non basta una buona idea o una buona tecnologia per fare innovazione: bisogna che questa entri in cortocircuito con un cambiamento nella società e nella cultura. In questo senso il premio Nobel, concepito dall’inventore e imprenditore Alfred Nobel nel 1895, è stato una grande innovazione, forse la più grande da parte di un uomo che aveva ben 355 brevetti. La scienza, come l’innovazione, resta per il grande pubblico un’entità perlopiù astratta e imperscrutabile. Attraverso le figure e le storie delle scienziate e degli scienziati premiati, il premio Nobel ha contribuito a dargli un volto, influenzando profondamente l’immagine pubblica della scienza da oltre un secolo a questa parte. Massimiano Bucchi, professore di Scienza, Tecnologia e Società, Università di Trento. Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia Prof. Alberto Carnera Dott. Stefano Ciroi Prof.ssa Ornella Pantano Prof. Giulio Peruzzi Dott.ssa Cinzia Sada Dipartimento di Scienze Chimiche Dott. Massimo Bellanda Dott.ssa Laura Orian Dott. Giacomo Saielli Dott.ssa Elisabetta Schievano Redazione Direttore responsabile: Andrea Frison Caporedattore: Marta Carli Responsabile progetto: Agnese Sonato Testi a cura di: Marta Carli, Agnese Sonato, Gianluca Pozza, Marco Maggioni Versione inglese: Anna Morato Revisione: Petra Spataro, Andrea Frison Fumetto: Bianca Maria Scotton (disegni), Maurizio Marinaro e Gianluca Pozza (testi) Progetto grafico: Stefano Pozza Fotografia: Agnese Sonato Sito Web: Maurizio Marinaro (ComIn!Solutions) Blog: Ilaria Trento ISBN:9788867878376 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione: 2018 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 14 - Maggio 2018

PLaNCK! N. 14 - Maggio 2018

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PLaNCK! N. 14 - Maggio 2018 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese Due sorelle. Questo sono arte e scienza Nate assieme in quel lontano giorno in un cui un uomo preistorico dipinse un bisonte sulla parete di una caverna. Lo aveva osservato bene, quell’animale, al punto da rappresentarlo con una cura delle proporzioni e dei dettagli degni di uno zoologo e una sensibilità per i colori e un piacere della forma propri di un artista. Arte e scienza, dunque, sono inseparabili. Eppure c’è chi le considera contrapposte: un malinteso piuttosto comune che le danneggia entrambe perché ne lascia sfuggire l’evidente parentela. Tutt’e due, infatti, ci spiegano davanti agli occhi il mondo, lo traducono in linguaggio, ne svelano i meccanismi. Ogni opera d’arte contiene dentro tanta scienza così come ogni concetto scientifico è, a suo modo, un’espressione artistica. Però, da brave sorelle, arte e scienza hanno due personalità diverse nonostante l’aria di famiglia. L’arte ci parla della realtà attraverso metafore visive; usa il colore, le forme, lo spazio per raccontare e allo stesso tempo emozionare. L’arte non dà certezze, non dà risposte. Fa solo domande. La scienza, invece, usa formule, diagrammi, classificazioni, schemi: immagini ordinate e razionali dotate di una perfezione non meno seducente di quella di un’opera d’arte. Rispetto all’arte, però, la scienza cerca delle risposte definitive, semplici e chiare. Se arte e scienza sono sorelle è perché hanno gli stessi genitori. E infatti sono figlie della creatività e della perseveranza. Senza la capacità di ragionare in modo creativo, attraverso pensieri rivoluzionari, non ci sarebbero nuove invenzioni né nuove forme artistiche. Senza la perseveranza scienziati e artisti si arrenderebbero di fronte al primo fallimento di un esperimento o davanti al primo rifiuto da parte del pubblico di una mostra. È giusto che queste sorelle tornino a frequentarsi di più. Soprattutto a scuola, dove creatività e perseveranza non devono smettere mai di guidarci nei tanti affascinanti viaggi verso la conoscenza. Emanuela Pulvirenti Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia Prof. Alberto Carnera Dott. Stefano Ciroi Prof.ssa Ornella Pantano Prof. Giulio Peruzzi Dott.ssa Cinzia Sada Dipartimento di Scienze Chimiche Dott. Massimo Bellanda Dott.ssa Laura Orian Dott. Giacomo Saielli Dott.ssa Elisabetta Schievano Redazione Direttore responsabile: Andrea Frison Caporedattore: Marta Carli Responsabile progetto: Agnese Sonato Testi a cura di: Marta Carli, Agnese Sonato, Gianluca Pozza, Marco Maggioni Versione inglese: Anna Morato Revisione: Petra Spataro, Andrea Frison Fumetto: Bianca Maria Scotton (disegni), Maurizio Marinaro e Gianluca Pozza (testi) Progetto grafico: Stefano Pozza Fotografia: Agnese Sonato Sito Web: Maurizio Marinaro (ComIn!Solutions) Blog: Ilaria Trento ISBN:9788867878383 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2018 Stato: Disponibile

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PLaNCK! N. 15 - Settembre 2018

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PLaNCK! N. 15 - Settembre 2018 Rivista quadrimestrale ISSN 2284-0761 italiano/inglese “A ognuno di noi tocca la sua parte” Per soddisfare le proprie necessità, l’uomo sfrutta l’ambiente dalla sua comparsa sulla Terra e sin da quei primissimi istanti la trasformazione delle risorse vegetali, animali, minerali e idriche ha comportato la produzione di rifiuti. Questi rifiuti, per centinaia di migliaia di anni, sono stati di modesta entità e hanno avuto per lo più breve durata e un bassissimo impatto sugli ecosistemi. A un certo punto della nostra storia però qualcosa è cambiato: abbiamo iniziato a sfruttare più risorse di quante la terra possa ricostituirne nel lasso di tempo necessario a utilizzarle, a produrre materiali (come per esempio le materie plastiche o i rifiuti radioattivi) che rientreranno nel ciclo naturale solo tra centinaia e in alcuni casi migliaia di anni, a competere con la natura nel causare disastri di proporzioni planetarie. La civiltà umana, la cui evoluzione continua a poggiare sulle risorse ambientali, ha smesso di fare i conti con le necessità delle altre specie viventi, si è eretta con protervia sugli altri abitanti del pianeta per sfruttarli e accaparrarsi tutte le risorse disponibili. L’esperienza comune e la scienza ci dicono però oggi che stiamo esagerando e che i comportamenti che abbiamo adottato nei confronti della natura si stanno ritorcendo contro di noi. Il clima sta cambiando, l’inquinamento ha raggiunto soglie pericolose, gli oggetti che non usiamo più ci stanno sommergendo e stanno persino entrando nella catena alimentare. Ed è sempre un problema di rifiuti. Lo sono i cambiamenti climatici, dovuti alla produzione di CO2, un rifiuto della combustione di gas, carbone e metano (tra le altre cose) di cui ci serviamo per produrre energia. Lo è l’inquinamento, che altro non è che la dispersione nell’ambiente dei rifiuti pericolosi prodotti dall’uomo. Lo sono ovviamente i rifiuti stessi, sulla cui gestione c’è ancora molto da migliorare. Per fortuna il processo è già iniziato. La ricerca procede spedita e ci indica già le direzioni da seguire: riutilizzare le materie prime grazie al riciclo, cercare nuove forme di approvvigionamento energetico, rimediare i danni dell’inquinamento. Non solo alla scienza ma alle nostre abitudini di tutti i giorni, tuttavia, è affidato il compito di riportare la presenza dell’umanità sulla terra nei limiti della sostenibilità. A ognuno di noi tocca la sua parte ed è importante prenderne coscienza senza delegare il problema agli altri. Alessandra Viola Sommario Per essere sempre aggiornati su attività, eventi e contattare la redazione di PLaNCK! www.planck-magazine.it Comitato Scientifico Dipartimento di Fisica e Astronomia Prof. Alberto Carnera Dott. Stefano Ciroi Prof.ssa Ornella Pantano Prof. Giulio Peruzzi Dott.ssa Cinzia Sada Dipartimento di Scienze Chimiche Dott. Massimo Bellanda Dott.ssa Laura Orian Dott. Giacomo Saielli Dott.ssa Elisabetta Schievano Redazione Direttore responsabile: Andrea Frison Caporedattore: Marta Carli Responsabile progetto: Agnese Sonato Testi a cura di: Marta Carli, Agnese Sonato, Gianluca Pozza, Marco Maggioni Versione inglese: Anna Morato Revisione: Petra Spataro, Andrea Frison Fumetto: Bianca Maria Scotton (disegni), Maurizio Marinaro e Gianluca Pozza (testi) Progetto grafico: Stefano Pozza Fotografia: Agnese Sonato Sito Web: Maurizio Marinaro (ComIn!Solutions) Blog: Ilaria Trento ISBN:9788867878390 Collana: PLaNCK! Autore: Associazione Accatagliato Edizione 2018 Stato: Disponibile

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