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Filosofia

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Il principio compassione

Il principio compassione

€ 16,00

Dopo la ripresa della riflessione storica (filosofica e teologica) sul tema della compassione, Il Principio compassione si dedica a un’analisi fenomenologica a partire dal testo evangelico del buon Samaritano: impegnandosi, infine, in un’interpretazione di carattere fondamentale. Prospettando il superamento dell’ambito emozionale individuale in cui spesso è costretta, la compassione viene riconosciuta al Principio (principium) stesso dell’operare creativo di Dio e, insieme, quale inizio (initium) e avvio della storia umana. Nell’agire della compassione ne va dell’umanità dell’uomo e si rivela, al tempo stesso, un senso possibile di Dio ispirato dal dato biblico ma aperto all’ampia esperienza umana del divino. L’intera ricerca intreccia ambiti filosofici e teologici, evitando di confonderli o di separarli. Secondo Bongiovanni, gesuita, lavora da anni a Padova occupandosi di filosofia, formazione e spiritualità. Tra le sue pubblicazioni: La liberté du Fondement, Presses Universitaires du Septentrion, Lille 2000; Lasciar-essere: riconoscere Dio nel pensare, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2007; Affidati a noi stessi, Proget, Padova 2012. Indice e Presentazione ISBN:9788867875429 Collana: Filosofia Autore: Secondo Bongiovanni Edizione 2016 Stato: Disponibile

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Lo stato cristiano e le funzioni del re e del sacerdote

Lo stato cristiano e le funzioni del re e del sacerdote

€ 9,00

Ogni potere umano deriva da Dio. Nell’Antico Testamento il sacerdozio è istituito dal capopopolo Mosè; e durante la monarchia israelita i sacerdoti sono sottomessi al re. Anche Pietro, nella sua prima lettera, raccomanda a tutti (se stesso compreso) di essere sottomessi alle autorità laiche. Lungo la storia del cristianesimo questa disposizione è stata disapplicata con la giustificazione che il papa sarebbe il vicario Cristo re. Invece Gesù parlava da profeta, non da re. Dunque il papa è il vicario di Cristo profeta. La superiorità del potere spirituale del papa non scalfisce l’autonomia del potere temporale laico, il quale esercita meglio la sua funzione di difesa della religione quando il clero non si intromette negli affari di Stato. Per esempio, sull’immigrazione clandestina di massa la ragione di Stato non può essere calpestata dal clero. Dobbiamo rivalutare come forma ideale dello Stato cristiano il cesaropapismo dell’imperatore Giustiniano e quello della repubblica di Venezia. La contesa storica tra il papato e i re si è svolta in campo etico, non dogmatico, per cui è stata un susseguirsi di atti di forza. La pretesa del papato di dominare sulle politiche degli Stati alla fine ha spianato la strada all’ascesa al potere della borghesia anticlericale prima e irreligiosa dopo. La scomparsa del cultus publicus e l’affievolimento del cultus privatus sono la conseguenza della dimensione politica del vescovo di Roma. Carlo Frison (Padova, 1946), già insegnante di chimica, ha abbinato la formazione scientifica alle discipline umanistiche. Dal 1979 ha pubblicato alcuni libri e una quarantina di articoli in varie riviste. Gli argomenti riguardano temi biblici, le religioni etnologiche e antiche, l’archeoastronomia degli abitati protostorici padani, la forma di governo dal Veneto antico alla Repubblica Veneta, la filosofia delle scienza. Le principali pubblicazioni sulla Bibbia sono Nel nome di Elohim e di Yahweh e dello Spirito Santo (2012) e La preistoria biblica ovvero quando l’uomo perse una costola (1982). ISBN:9788867875658 Collana: Filosofia Autore: Carlo Frison Edizione 2016 Stato: Disponibile

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La nascita. Una questione bioetica

La nascita. Una questione bioetica

€ 15,00

Fin dagli albori della storia, madre era colei che portava in grembo il proprio bambino, il quale nasceva attraverso il parto. Madre. Non erano necessari altri aggettivi. Oggi l’idea di madre non è più così intuitiva. Con l’introduzione delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita abbiamo imparato a fare i conti con madri biologiche, uterine, surrogate, persino mamme-nonne. Stimolata da questi cambiamenti, l’autrice prova a rispondere ad alcune domande. Cosa significa essere umani? L’idea di essere umano è legata al modo in cui veniamo al mondo? Perché temiamo che la manipolazione tecnologica della vita possa mettere in pericolo la nostra dignità? Un viaggio sul tema della Nascita, libero da pregiudizi ideologicamente fondati, alla ricerca di soluzioni condivisibili per l’utilizzo delle tecnologie applicate agli esseri umani. Isotta Burlin, dottore di ricerca in Bioetica, membro dell’Istituto Italiano di Bioetica, autrice di articoli su riviste e newsletter italiane e internazionali, si occupa di diversi progetti scientifici e culturali con Università e aziende. Attualmente si interessa di tematiche quali bioetica, ibridazione uomo-macchina, Smart City, IoT, intelligenza artificiale e roboetica. Indice Introduzione ISBN:9788867875528 Collana: Filosofia Autore: Isotta Burlin Edizione 2016 Stato: Disponibile

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Le cose dopo le cose

Le cose dopo le cose

€ 30,00

Una cosa diventa veramente importante quando consente di apprezzare e gustare ogni altra cosa, normale o straordinaria che sia. L’importanza della cosa importante si può allora misurare in base al quantum di soddisfazione e di felicità che concede sempre in tutto. Ma quali sono queste cose? Se la felicità è la realizzazione del desiderio pensato e progettato, ciascuna funzione fisica e spirituale dell’individuo che aiuti a formulare e poi a lavorare al proprio progetto unico, diventa addirittura fondamentale, non solo importante. Senza le cose fondamentali non si arriva a capire che viviamo per essere felici, e siamo gli unici animali che sanno di farlo. Anche se la felicità si concede poco e a tappe. Tutto questo è permesso attraverso ciò che è stato sintetizzato nel termine cultura. Ma la cultura è diventata un termine dai tanti significati (polisemico), che si presta facilmente all’equivoco e per questo viene spesso schifato o banalizzato. Cos’è la cultura? Questa domanda, ha ottenuto dai cosiddetti specialisti una pletora di definizioni, diverse centinaia. Significa che l’oggetto cultura non è ancora ben capito. Tanto che, se quelle definizioni non fanno capire perché si può usare efficacemente ogni tipo di cultura e ogni aspetto culturale, quelle definizioni contribuiscono solo a formare dei privilegiati e degli svantaggiati. E la conseguente conflittualità non aiuta nessuno, anzi peggiora tutti. Se della cultura si mostrano solo i fenomeni normali oggettivi come i comportamenti, i manufatti, il linguaggio, le credenze, le ideologie, i valori, i riti, i simboli, le arti, le scienze, le organizzazioni sociali, le norme, senza comprendere anche quei sistemi che permettono e poi fanno utilizzare bene ogni oggetto, materiale o astratto, reale o fantastico, la cultura viene minimizzata e indebolita. Ma fallisce proprio quando mostra solo oggetti eccellenti come i risultati di personaggi illustri o di successo. La cultura deve, per essere tale, comprendere sia gli oggetti che i sistemi ultra oggettuali, non percepibili con i sensi ma con la ragionevolezza. Gli oggetti sono particolari, tutti diversi e tutti utilizzabili; i sistemi sono universali, uno per tutti gli individui e sono solo utili a produrre e a gustare oggetti. La cultura non può fermarsi ai beni (gli oggetti ovvero le cose primarie) ma deve raggiungere i processi esistenziali della speciale struttura umana e di ogni sostanza, per consentire ai beni di diventare solo beni. Questo testo offre l’ipotesi di un modellino culturale, un prototipo, formulato mediante un sistema organico improntato su ogni persona (ens unicum) e la sua storia, sommata alla storia di tutti. Si tenta di complicare così tanto l’idea di cultura da facilitare ogni risposta. Cosa assurda che fa ridere! Il ridicolo -sostiene Schopenhauer- diventa il prezzo da pagare per l’innovazione. Seguiranno il contrasto e l’accettazione… ma solo se si tratta di una cosa vera e utile, occorre aggiungere. Comunque, il peggior rischio che corre una verità resta l’indifferenza o l’oblio. L’ipotesi sulla cultura non è offerta tanto agli esperti quanto a tutti noi che, attraverso la nostra cultura intima, possiamo o dobbiamo scegliere di agire, perfino quando restiamo inerti e inebetiti. Conoscere tutta la cultura che adoperiamo significa conoscersi per divenire effettivamente liberi di scegliere agendo. E le prime scelte responsabili si fanno sui beni economici, necessari a sopravvivere o destinati a migliorare la vita. Non è certo casuale, se il modello culturale proposto esamina e teorizza anche i comportamenti di chi compra dei beni. Ferma Viaggio alias Adelfino Frison, dopo intrapresi e abbandonati, a fine anni ’60, gli studi in Architettura allo I.U.A.V. di Venezia, nel 1975 si è laureato a Padova in Scienze Agrarie. Presso quella Università è stato tecnico del Centro di contabilità e di gestione per le imprese agricole. Nel 2000 è diventato ricercatore di Economia e Estimo presso il Dipartimento T. e S.A.F. dell’Università patavina, tenendo corsi di Economia dei mercati dei prodotti agroalimentari e di Cultura professionale, collaborando a progetti di ricerca nel settore dei prodotti agroalimentari, pubblicando libri e ricerche su riviste specializzate. È consulente di imprese agrarie. È studioso senior dell’ateneo patavino. È curatore di mostre d’arte figurativa, di cui pubblica i cataloghi, e crea opere di pittura e di scultura. Dal 2002 è baccelliere in teologia. In questa scheda ha parlato di sé in terza persona, perché non si conosce bene (figurarsi gli altri...). Introduzione ISBN:9788867876013 Collana: Filosofia Autore: Adelfino Frison Edizione 2016 Stato: Disponibile

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Il mito come forma e contenuto

Il mito come forma e contenuto

€ 17,00

Il mito è per lo più considerato come contrapposto al pensiero logico-razionale e filosofico-scientifico. Conseguentemente, esso è stato spesso valutato come una fase della storia della cultura o come un momento della coscienza sia collettiva che individuale da superarsi o, quantomeno, da relegarsi a un ruolo subalterno e ininfluente rispetto alla comprensione del mondo e di sé da parte dell’uomo. Provando a illustrare le teorie di Ernst Cassirer sul mito in quanto forma del pensiero e di Karoly Kerényi sul mito come contenuto per eccellenza dell’esperienza umana, il presente studio si propone di offrire una doppia prospettiva sul mito in quanto fenomeno capace di offrire una visione sensata dell’esistenza nella sua complessità, compresa la stessa impresa critica e “illuministica” propria della filosofia. Andrea Altobrando è research fellow presso la Hokkaido University di Sapporo (Giappone). Ha perfezionato i propri studi e svolto periodi di ricerca nelle Università di Milano, Padova, Torino, Wuppertal e Colonia. Si occupa prevalentemente di teoria della coscienza e della soggettività e di fenomenologia della conoscenza. Ha pubblicato le monografie Husserl e il problema della monade (Torino 2010) ed Esperienza e infinito (Trento 2013). È, inoltre, co-curatore assieme a Guido Turus del volume Biodifferenze (Padova 2006). ISBN:9788867871315 Collana: Filosofia Autore: Andrea Altobrando Edizione 2013 Stato: Disponibile

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