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Sob o signo da (re)invenção
€ 22,00
Este livro explora a revolução estética da Poesia Concreta no Brasil, revelando seus conflitos com a Geração de 45 e o impacto na historiografia literária nacional. Liderado por Haroldo de Campos, Augusto de Campos e Décio Pignatari, o movimento reconfigurou o cânone poético ao romper com o verso tradicional. Buscando uma poesia objetiva e visual, aberta a novas linguagens, os concretistas incorporaram influências de Mallarmé, Ezra Pound, Oswald de Andrade, Max Bense e das “Constelações” de Eugen Gomringer, dialogando com a arte concreta internacional. A obra analisa como esses poetas revalorizaram autores marginalizados e propuseram uma leitura inovadora da tradição, questionando o papel da palavra na sociedade industrial. Um estudo essencial para compreender as transformações da poesia brasileira no século XX. Maria A. Fontes, professora e pesquisadora de Literatura Portuguesa e Brasileira do Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari (DISLL), Università Degli Studi di Padova. Doutorado em Letras UFRJ, em cotutela com a Università La Sapienza di Roma, e Pós-doutorado pela Università Ca’Foscari di Veneza. Professora visitante na Universidade Católica de Chile e na Universidade de Brasília. Desenvolve pesquisa em Literatura de Língua Portuguesa com ênfase em vanguardas e poesia experimental, imigração, gênero, memória e identidade, relações entre artes e literatura. Índice Introdução ISBN: 9788854957909 Collana: La zattera di pietra, 4 Autrice: Maria A. Fontes Edizione: 2024 Stato: disponibile
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Vai al carrelloNella mia pelle
€ 13,00
Con questo piccolo libro, l’autrice intraprende un viaggio nel tempo, mossa dal desiderio di mostrare ai lettori come le epoche, le condizioni e le circostanze storiche abbiano plasmato le nostre vite. Queste pagine sono animate dalla presenza delle persone del paese, dai momenti di condivisione comunitaria, ma soprattutto dalla famiglia. L’autrice ci accompagna attraverso le sue esperienze, dall’infanzia all’adolescenza fino alla giovinezza, intrecciando ricordi personali con riflessioni universali. Un percorso che ci insegna a “stare nel mondo”, a guardare avanti con la consapevolezza del passato e con la forza dei legami che ci uniscono. Nata a Padova nel 1947, Ferdinanda Gibin coltiva fin da giovane una profonda passione per le arti, spaziando dalla letteratura alla musica, dall’arte al cinema. Dopo la laurea in Lettere conseguita nel 1970 e l’abilitazione all’insegnamento, dedica un lungo periodo della sua vita alla trasmissione del sapere, ricoprendo il ruolo di docente di Lettere presso le scuole medie. Successivamente intraprende una nuova esperienza lavorativa come cooperante nei servizi pubblici del Comune di Padova nel settore “Musei e Biblioteche”. Anteprima ISBN: 9788854957800 Collana: Narrativa Autore: Ferdinanda Gibin Edizione: 2024 Stato: Disponibile
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Vai al carrelloPiero della Francesca di Roberto Longhi in spagnolo
€ 15,00
In La critica alle arti f igurative (1920) Carlo Carrà boccia il «metodo matematico» di Roberto Longhi, «un uomo pieno di fantasia […] che fa troppo uso di scontri verbali», in realtà ad essere rif iutato era il metodo critico “futurista” che il giovane storico d’arte aveva af f inato sulla rivista letteraria La Voce, fondata nel 1908 da Prezzolini, vera of f icina di rinnovamento intellettuale, morale, politico e stilistico. A questa fase vociana, avanguardista, connotata da “tonalità” espressionistiche ed eccentriche, seguirà quella da “rondista onorario” con una scrittura più uniforme, misurata. Longhi, dunque, sebbene venisse da una scuola colta, aveva avvertito il fascino delle avanguardie che si alternarono nel panorama italiano del ’900 f ino alla metà degli anni ’20 e la sua “fenomenale” scrittura, oscillante più verso le immagini f igurative che “letterarie”, si era alimentata di tali e tanti elementi eterodossi e provocatori da diventare con gli anni un unicum inimitabile e paradigmatico. In questa breve monograf ia si è cercato di commentare, più che censurare, la traduzione in spagnolo, con un ritardo di quasi un secolo, del Piero della Francesca di Roberto Longhi, opera del ’27 e considerata da Contini, e non solo, un “classico” delle lettere contemporanee. Invero, la lettura del Piero in spagnolo, ré-énonciation di un originale enigmatico e a tratti «collet monté», come lo def inì lo stesso Longhi, è stata una “rivelazione” in quanto non si pensava si potesse tradurre un’opera considerata intraducibile, benché già nel 1927 era apparsa in traduzione francese e tre anni dopo in inglese. José Monreal ha accettato la sf ida, si è, come si suol dire, “sporcato” le mani ed ha anche fornito un’opportunità per ribadire il “Problema della traduzione”, parafrasando il titolo di un classico saggio di Bruno Terracini, di sondare i rapporti tra cultura e traduzione con le conseguenti riflessioni interdisciplinari che vanno dalla linguistica alla f ilosof ia, dalla critica letteraria alla stilistica. Armando Francesconi è professore associato di “Lingua e cultura spagnola” presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata. Dopo i primi studi incentrati sulla letteratura ispano-americana, sulla scienza della traduzione e sulla linguistica contrastiva spagnolo/italiano, ha esteso la sua ricerca ad altre aree come il contatto linguistico, la traduzione letteraria e l’analisi del discorso politico. Indice Prefazione Introduzione ISBN: 9788854957886 Collana: Glottologia, Linguistica, Lingue e letterature straniere Autore: Armando Francesconi Edizione 2024 Stato: Disponibile
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Vai al carrelloLa Metafisica di Aristotele: origini ed eredità
€ 18,00
Il presente volume si propone di ripercorrere e analizzare la storia dell’aristotelismo antico e della tradizione aristotelica moderna e contemporanea in alcuni momenti del loro sviluppo storico, con l’intento di mettere in luce come l’aristotelismo si sia espresso e articolato come fenomeno ben più ampio rispetto alla stretta tradizione peripatetica, fondendosi con la stessa storia della filosofia occidentale. In particolare, i saggi contenuti nell’opera prendono in considerazioni tre momenti della storia della tradizione aristotelica, ribadendo come Aristotele possa essere senz’altro studiato senza ricorrere alla sua ricezione, ma come sia possibile apprezzare pienamente l’originalità e la singolarità del suo pensiero solo nel contesto di un esame della filosofia successiva. Silvia Gullino è ricercatrice di Storia della filosofia antica all’Università di Padova. Studiosa di Aristotele, tra le sue pubblicazioni figurano le monografie Aristotele e i sensi dell’autarchia (Padova, 2013), Pathos (Milano, 2014), Philia (Milano, 2017) e Aristotele e gli esempi di virtù nella «Costituzione degli ateniesi» (Lecce, 2019). Ha recentemente curato (con Manuela Valle) per i tipi della CLEUP i volumi «Quae sit natura animae». Anima e corpo in Platone, Aristotele e nella tradizione occidentale (Padova, 2024) e Socrate: otto ritratti filosofici. (Padova, 2024). Indice Introduzione ISBN: 9788854957978 Collana: Filosofia Curatrice: Silvia Gullino Edizione: 2024 Stato: disponibile dal 12 novembre 2024
€ 18,00
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Vai al carrelloSocrate: otto ritratti filosofici
€ 26,00
A consentire che su Socrate si proiettassero, nel corso dei secoli, innumerevoli immagini è stata forse la sua nota agrafia; tali ritratti, talvolta richiamandosi l’uno all’altro, talvolta divenendo più specifici, hanno attribuito a Socrate il ruolo emblematico del filosofo. Gli otto contributi che compongono il volume intendono ricostruire la storia e il significato di alcune di queste rappresentazioni filosofiche: da quelle dei suoi più diretti discepoli, come Platone e Senofonte, a quelle di epoca imperiale, di Elio Aristide e Seneca, fino a quelle risalenti ai tempi moderni di Voltaire, Diderot, Hegel e Schelling, e alle pratiche filosofiche dei giorni nostri. Silvia Gullino è ricercatrice di Storia della filosofia antica all’Università di Padova. Studiosa di Aristotele, tra le sue pubblicazioni figurano le monografie Aristotele e i sensi dell’autarchia (Padova, 2013) e Aristotele e gli esempi di virtù nella «Costituzione degli ateniesi» (Lecce, 2019). Per i tipi della CLEUP ha recentemente curato (con Manuela Valle) il volume «Quae sit natura animae». Anima e corpo in Platone, Aristotele e nella tradizione occidentale (Padova, 2024). Manuela Valle, dottore di ricerca in filosofia, svolge attività didattica per Storia della filosofia antica all’Università di Trento ed è socia dell’Accademia Roveretana degli Agiati. Studiosa di Platone, è autrice del volume Un’antica discordia. Platone e la poesia: «Ione», «Simposio», «Repubblica» e «Sofista» (Napoli, 2016). Per i tipi della CLEUP ha recentemente curato (con Silvia Gullino) il volume «Quae sit natura animae». Anima e corpo in Platone, Aristotele e nella tradizione occidentale (Padova 2024). Indice Prefazione di Alessandro Stavru ISBN: 9788854957671 Collana: La filosofia e il suo passato, 80 Curatrici: Silvia Gullino, Manuela Valle Edizione: 2024 Stato: disponibile dall'11 novembre 2024
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Vai al carrelloUn caso di anatomia pratica e una controversia medica nella Roma di tardo Seicento
€ 15,00
Il cardinale Pietro Basadonna muore a Roma il 6 ottobre 1684, dopo una malattia di circa un anno. Il cadavere viene aperto il giorno successivo tra le mura domestiche: i reni appaiono ulcerati e pieni di purulenza e, nella vescica, viene trovata una pietra di due once. Intorno al tavolo settario si affollano i protagonisti della cura: primo fra tutti il medico fermano Romolo Spezioli che aveva guidato il caso, consultandosi in presenza ed a distanza, con un gruppo eterogeneo di professionisti tra i quali lo speziale Lorenzo de Tornasi, i litotomi Tommaso Petrucci e Carlo Antonio Mensurati, i medici Florio Bernardi, Pietro Pescatore, Luca Antonio Porzio, Angelo Modio. Su tutti loro si erge la figura di Marcello Malpighi, consultato da Spezioli a distanza a Bologna. Il caso viene discusso mentre il cardinale è in vita e anche dopo la morte, durante le adunanze del Congresso Medico Romano, una delle principali accademie mediche romane della seconda metà del Seicento, che fa da sfondo scientifico alla vicenda. Il cardinale è morto, la cura è fallita. L'apertura del cadavere conferma il sospetto che aveva aleggiato per tutto il periodo: la presenza della pietra. Il clamore del caso è preludio di una controversia medica. Consentono la ricostruzione del caso e della controversia medica che ne deriva, fonti manoscritte ed a stampa: la relazione autografa di Spezioli della malattia e morte di Pietro Basadonna e l'opuscolo a stampa “Lo Scolare che scrisse i fogli intitolati il Disinganno" pubblicato dal medico fermano a Padova nel 1684, in difesa del suo operato, di cui rispettivamente nel volume figurano la trascrizione e la ristampa anastatica con commento. Il caso Basadonna si iscrive pienamente nell'anatomia pratica tardo-secentesca, offrendoci uno spaccato del complesso mondo medico della capitale romana nella seconda metà del XVII secolo. Fabiola Zurlini è Vice-Direttore e Responsabile della Ricerca Scientifica dello Studio Firmano per la storia dell'arte medica, ha conseguito il dottorato di ricerca in History of Education presso l'Università di Macerata con una tesi edita sulla storia della formazione e della professione medica in età moderna. È Honorary Research Fellow presso il Wellcome Trust Centre of the History of Medicine and Science at the University College of London e membro di diverse società scientifiche italiane e internazionali. È autrice di monografie, saggi ed articoli su riviste italiane e straniere sulla storia della formazione e professione medica, della medicina di corte e della bibliografia medica, con riferimento all'Europa dell'Età Moderna. Indice Prefazione Introduzione ISBN: 9788854957824 Collana: Scienze storiche Autore: Fabiola Zurlini Prefazione: Maria Conforti Edizione: 2024 Stato: Disponibile
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Vai al carrelloInventario dell'Archivio storico delle Dimesse di Padova
€ 20,00
Arsenali di documenti al servizio dell’autorità o laboratori della Storia? Per secoli gli archivi hanno attraversato queste due fasi della loro storia, continuando a oscillare dall’una all’altra prima che fosse compresa la natura plurale e la complessità dei fondi documentari. L’archivio delle Dimesse di Padova non sfugge a questa domanda, poiché la struttura burocratica dell’Istituto secolare femminile fin dal 1615 ha prodotto e conservato le scritture per tramandare la memoria di “fatti e pagamenti” al fine di tutelare i diritti dell’Istituzione. Fondate da padre Antonio Pagani a Vicenza nel 1579 per educare e formare le fanciulle, le Signore Dimesse si diffusero pian piano in alcune località venete già dai primi anni del Seicento. Per iniziativa di Maria Alberghetti, a Padova una Casa privata fu aperta, proprio per consentire alle Dimesse di vivere in comunità, nel rispetto dei principi evangelici e delle regole che si erano imposte. Nel corso di oltre quattro secoli si è sedimentato un complesso archivistico cospicuo, che conserva materiale documentario variegato e, talora, anche inaspettato per la sua originalità. Nemmeno le attuali responsabili della Congregazione avrebbero potuto immaginare la ricchezza di queste carte: con la pubblicazione di questo strumento di ricerca si è dato finalmente conto del loro valore. Mario Brogi è professore associato di Archivistica, Archivistica speciale e Storia degli Archivi nel Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova. Si è occupato di archivi storici dei comuni della Provincia di Siena, di quelli dei Consorzi di Bonifica veneti (Adige Euganeo e Veneto Orientale) e del materiale documentario prodotto dalle circoscrizioni giudiziarie periferiche dello Stato senese in epoca moderna. Per i tipi della CLEUP ha pubblicato la monografia I livelli affrancabili delle Dimesse di Padova. Attività creditizia e produzione documentaria di un Istituto secolare femminile (1628-1861) (con Luca Busolli, 2022). Indice Premessa ISBN: 9788854957688 Collana: Scienze storiche Autori: Mario Brogi Edizione: 2024 Stato: disponibile dal 25 ottobre 2024
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